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venerdì 24 luglio 2009

Alle prese col fango

Laura Gozzini ci parla della vicenda dell'impianto fanghi di Meleti su Il Cittadino di oggi, un altro terreno di confronto sulle questioni ambientali per la nuova giunta provinciale.
Meleti. Il tribunale aveva dato ragione a Lombardia Ambiente disponendo la riapertura dell’iter. Fanghi, nuovo ricorso contro il Tar. Comune e provincia non si rassegnano all’impianto.
Rassegna stampa.

Meleti - È in un ricorso congiunto di Provincia e comuni di Meleti e Corno Vecchio la possibilità di segnare una nuova battuta d’arresto all’insediamento di un impianto fanghi in territorio di Meleti. Dopo la ripartenza decisa due settimane fa dal tribunale amministrativo regionale, che ha rigettato la sospensione temporanea dell’iter disposta da palazzo San Cristoforo quando al governo della provincia sedeva ancora Lino Osvaldo Felissari, i tre enti hanno infatti indagato scrupolosamente le carte notificate loro nei giorni scorsi, scoprendo più di una motivazione a sostegno del provvedimento sospensivo.
Non solo, essendo la sentenza di accoglimento del ricorso presentato da Lombardia Ambiente, società interessata all’insediamento, solamente parziale, resta zona franca tutta la parte relativa al pgt deliberato dal comune di Meleti e che ad esso oppone una fascia di rispetto ambientale, oltre che l’incompatibilità dell’impianto con le scelte di valorizzazione della propria identità territoriale portate avanti da anni dal Basso Lodigiano. «Ero pressoché certo che Lombardia Ambiente avrebbe utilizzato le vie legali in seguito al provvedimento disposto dalla provincia di Lodi nei giorni immediatamente precedenti le consultazioni elettorali - commenta il sindaco di Meleti Emanuele Stefanoni -, e insieme all’assessore comunale Abele Trentarossi e al consigliere delegato Ivo Sgariboldi ho preso immediati contatti con il presidente Foroni, che ha espresso la sua contrarietà a qualsiasi tipo di insediamento dannoso per l’ambiente».
Ora, letta la motivazione della sentenza, le comuni riserve verranno scritte nero su bianco nel ricorso al Consiglio di Stato concertato congiuntamente all’assessore Maiocchi, agli uffici tecnici provinciali e al comune di Corno Vecchio. Quest’ultimo comune infatti si trova ad appena un chilometro dall’ipotetico impianto, una prossimità che «minaccia la vita stessa del paese», commenta il primo cittadino Giuseppe Bragalini. I legali sono già al lavoro per inanellare i motivi da far valere in sede amministrativa, anche se resta aperta a qualsiasi altra via ostativa: «Come amministrazione ribadiamo in maniera perentoria che siamo preparati a sostenere presso tutte le sedi istituzionalmente competenti e con ogni mezzo riconosciuto in ambito normativo e legale le scelte che abbiamo operato - chiosa Stefanoni -, le motivazioni a sostegno della nostra potestà decisionale non possono essere impunemente disattese in ragione di meri interessi privati».

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