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domenica 22 novembre 2009

Un interrogativo pesante e grave

Un omicidio di Stato.
Rassegna stampa - il manifesto, Valentino Parlato, 21 novembre 2009.

Brenda, la transessuale protagonista del caso Marrazzo e, certamente, protagonista di altri incontri, è stata trovata morta, semicarbonizzata nella sua abitazione. La procura della Repubblica ha aperto subito un'indagine per «omicidio volontario», e avrà tutte le sue ragioni per sostenere questa tesi. Da parte di chi non si sa e, forse, non lo sapremo mai. I precedenti non mancano.
A questo punto, però, si pone un interrogativo pesante e grave: perché i poteri competenti (governo, questure, magistrature, servizi e che so altro) non hanno immediatamente predisposto misure di protezione speciale per Brenda invece di lasciarla in preda a tutte le ragioni di omicidio preventivo (per assicurare tranquillità a tutti coloro che avevano avuto qualcosa a che fare con lei).
La transessuale è stata coinvolta in un sotterraneo giro di corruzione e ricatti. Tutto questo era noto al colto e all'inclita e tutto questo procedeva in complice e serena tranquillità fino a quando non è esploso il caso Marrazzo. A quel punto doveva essere chiaro a tutti e alle varie autorità dello stato, in primo luogo, che Brenda era un obiettivo: toglierla di mezzo era obbligatorio per annullare eventuali minacce e possibili ricatti.
Un obiettivo, direi strategico, per molti o per alcuni, certo non per uno solo. Questa verità non poteva sfuggire a nessuno e tanto meno alle autorità responsabili della sicurezza dei cittadini, ancorché transessuali.
Invece non è stato fatto nulla, nessuna misura di protezione per quello che era un obiettivo chiaro, evidente e, aggiungerei, obbligato. Nonostante tutto ciò, nonostante il pericolo fosse sotto gli occhi di tutti, non è stato fatto nulla per proteggere la vita di Brenda e dei suoi segreti.
Stando le cose a questo modo ripeto che ci troviamo di fronte a un omicidio di Stato: questo è il dato di fatto grande, enorme. A questo punto nessun cittadino italiano si può contentare delle indagini su chi è stato l'omicida, su chi ha commesso il delitto, su chi ha ammazzato Brenda.
La vera indagine che si chiede è su chi la lasciato che Renda fosse tranquillamente ammazzata per la tranquillità di personaggi importanti e per le stesse gerarchie dello stato italiano. Ci sarà qualcuno che in Parlamento solleverà la questione? Aspettiamo fiduciosi, pur sapendo che gli omicidi di stato godono di più di una protezione.

Brenda. Quel povero corpo.
Rassegna stampa - il manifesto, Sandro Medici, 21 novembre.

Povera Brenda. Povero corpo stordito, soffocato e infine spento. Sua unica arma per affrontare la vita, diventato motivo per subire la morte. Cresciuto in un tormentoso smarrimento perché esitante, incerto, di dubbia classificazione, per poi riconoscersi in un genere in transito e affermarsi nella sua orgogliosa diversità. Quella diversità che l'ha definitivamente trasformato in una merce di valore, un prodotto con cui competere sul mercato.
Ma Brenda era solo quel corpo prorompente? Un corpo che si offriva a una domanda segreta e inconfessabile, anzi deprecabile? «Io non sono cattiva, è che mi disegnano così», recita una battuta di un vecchio film. Per comodità l'abbiamo raccontata e rappresentata come un oggetto di perdizione che con il suo spiazzante magnetismo ha travolto la politica. Chi fosse davvero, nessuno lo sa e nessuno lo vuole sapere. Una delle tante migranti che arrivano da noi come e quando possono, con la speranza di liberarsi di quella povertà che si portano appiccicata addosso, offrendoci l'unico bene che hanno disponibile: il corpo. Abbandonano terre dolenti ma magnifiche e si rifugiano nelle nostre desolate periferie. Disposti a tutto pur di mettere insieme il pranzo con la cena e forse illudendosi anche di raccogliere quanto basta per tornarsene indietro.
Sono loro gli oggetti dei nostri desideri, le persone che andiamo a cercare per la strada o al chiuso degli «studi». Ne abbiamo bisogno. Noi siamo la domanda, loro l'offerta. Esattamente come succede con le badanti, con i muratori, con i braccianti e perfino con i lavavetri ai semafori. Senza di essi, l'industria, le campagne, i servizi si fermerebbero. Ci servono. Sono ormai indispensabili per mandare avanti questo paese. E anche per il nostro intrattenimento sessuale, per coltivare il nostro immaginario erotico, che, come ben sappiamo, difficilmente accetta confini.
Forse il razzismo nasce proprio qui. Si alimenta con la rabbiosa consapevolezza che da soli non ce la faremmo e che dunque dei migranti c'è necessità. A conferma delle nostre insufficienze, dei vuoti che non riusciamo più a colmare, dei desideri che non sappiamo più soddisfare: nemmeno sul piano immateriale delle nostre fantasie sessuali.
Questa ragazzona brasiliana ammazzata ai «due ponti», in quest'angolo anonimo di Roma, ci sbatte in faccia tutta la nostra disumanità. Sì, è così. Ci siamo eccitati per la sua storia licenziosa, per i risvolti piccanti del giro di politici che la frequentava, abbiamo spettegolato per un po' e infine emesso i nostri verdetti ipocriti. L'abbiamo usata e poi gettata. Ora la sua morte violenta è come se ce la restituisse. Siamo a chiederci se l'abbiano uccisa per farla tacere, per soffocare scomode verità, per impedire che lo scandalo si estenda, ecc. Tutte domande che continueranno per qualche tempo ad animare grandi e piccole discussioni.
Ma di Brenda e di tutte le Brenda che ci circondano, delle loro storie, dei loro sentimenti, continueremo a non volerne sapere.
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