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domenica 1 novembre 2009

Se il canestro è il sistema

La sconvolgente fine di Stefano.
Non solo le botte è il silenzio che uccide. Noi non taceremo.

Rassegna stampa - Avvenire, Giuseppe Anzani, 1 novembre 2009.

La parola 'omicidio' che un pubblico ministe­ro ha scritto sulla copertina del suo fascicolo di indagini sulla morte di Stefano Cucchi, mentre rinfocola l’orrore e il dolore per l’ipotesi atroce, sembra per paradosso sollevarci per un attimo dall’incubo. E’ un incubo infatti, un incubo di ci­viltà, la tragedia incredibile di un ragazzo preso vi­vo nella maglia della legge e uscito morto sei gior­ni dopo. Se qualcuno lo ha ammazzato, vorreb­be dire almeno che il male, il guasto, ha fisiono­mia circoscritta, è la 'mela marcia'. E inoltre, 'pre­terintenzionale' vuol dite che la mela marcia non voleva neanche uccidere, solo picchiare. Se è tut­ta colpa della mela marcia, il canestro è salvo.
Il canestro sono le istituzioni, il canestro è il si­stema. Il sistema della sicurezza e della repres­sione, il sistema del giudizio e delle carceri, il si­stema sanitario-terapeutico e in ultima sintesi il sistema 'umano' di una civiltà che tien sacra op­pure spregia la dignità della vita. Se la morte di Ste­fano non è colpa di nien­te e di nessuno, se è una morte che è capitata così, fatalmente, e potrebbe ca­pitare a chiunque (una faccia spaccata, una schie­na spezzata), allora forse il guasto ha contagiato i ca­nestri. Allora c’è bisogno di una più profonda revi­sione collettiva dei nostri standard mentali sul ri­spetto dell’uomo e della vita. Perché quando un uomo è arrestato, cioè quando il corpo dell’uo­mo è 'preso' dal potere dello Stato, per una ragione legittima, quel corpo va tenuto al sicuro da ogni aggressione, da ogni minaccia, da ogni pericolo, e lo Stato deve ri­spondere, in presa diretta, di ogni lesione.
Il rispetto dei diritti umani esigerà adesso alme­no la messa in sicurezza delle scale da cui perio­dicamente cadono gli arrestati con gli occhi pe­sti? Andiamo, c’è un pudore-limite anche per le ipocrisie. Gli occhi pesti non devono esistere, e se esistono lo Stato ha già fallito comunque, perché ha messo mani su un uomo che dalla sue mani è uscito straziato, e ne ha dunque colpa immanen­te e oggettiva. La messa in sicurezza riguarda in­vece la civiltà. Riguarda la coscienza di tutti quel­li che sanno, che vengono a sapere perché assi­stono, che assistono e non si ribellano.
E poi, tragedia nella tragedia, la sanità. La sanità che può monitorare il tutto, in caserma, in tribu­nale, in carcere, in pronto soccorso, in ospedale. E lo fa stavolta, e però totalizza per frutto solo la descrizione finale della morte. C’è nell’epilogo, per giunta, l’annotazione inquietante del rifiuto di cibo e acqua di quel ragazzo disperato e mo­rente. Forse diranno di aver rispettato il diritto al rifiuto, forse nessuno penserà ai risvolti dispera­ti di una solitudine che ha invocato soccorso e ha ricevuto catene. Forse diranno che lui s’è fatto morire. Ma è la genesi del pensiero di morte che ci toglie il respiro. Nei giorni che Stefano moriva, i medici avrebbero potuto e dovuto informare la famiglia e frattanto salvare la vita. Ma i genitori e­rano respinti alle porte, senza avere notizie, e se questo è vero è un altro crimine disumano.
Forse Stefano non è morto solo per le botte. Ma sicuramente Stefano è morto per 'tutto' quello che è successo, le botte, la caserma, il carcere, gli ospedali. Morto per l’assenza di una relazione 'u­mana' sufficiente alla vita, quando le esigenze della legge più repressiva, anche nei casi più gra­vi ed estremi, dicono pur sempre umanità. Se la morte di Stefano è una disperazione trabocca­ta, essa grida una invocazione rifiutata, è la de­solazione interiore arresa al silenzio crudele di chi esclude. È il silenzio che uccide, noi non ta­ceremo.

Sulla vicenda abbiamo già detto e si possono trovare numerosi articoli nelle rassegne stampa di questi giorni. Il Blog di Beppe Grillo ha pubblicato il 29 ottobre le interviste a Ilaria e Giovanni Cucchi, rispettivamente sorella e padre di Stefano.

L'arresto e il processo per direttissima
llaria Cucchi: "Stefano Cucchi era un ragazzo di 31 anni, un normalissimo ragazzo di 31 che la notte tra il 15 e il 16 ottobre è stato arrestato dai Carabinieri, perché trovato in possesso di una modica quantità di sostanze stupefacenti. L’abbiamo visto uscire di casa accompagnato di Carabinieri, che precedentemente tra l’altro avevano perquisito la sua stanza non trovandovi nulla e accompagnato dai Carabinieri in ottime condizioni di salute, senza alcun segno sul viso e non lamentando alcun tipo di dolore. L’abbiamo rivisto morto il 22 ottobre all’obitorio: nel momento in cui l’abbiamo rivisto, mio fratello aveva il viso completamente tumefatto e pieno di segni, il corpo non l’abbiamo potuto vedere."
Blog: "possiamo ripercorrere le tappe di quei giorni? La notte tra il 15 e il 16 ottobre viene fermato dai Carabinieri e viene portato in caserma: da lì i Carabinieri lo portano qui in casa a controllare se.. "
llaria Cucchi: "a perquisire la sua stanza, esatto, dove ovviamente non viene trovato nulla."
Blog: "sostanzialmente trascorre la notte in caserma e poi viene.. "
llaria Cucchi: esattamente. La mattina successiva, verso le dodici avviene il processo per direttissima, dove il giudice ritiene che questo ragazzo debba passare il tempo fino al 13 novembre, data in cui è fissata l’udienza successiva, in carcere e viene assegnato a Regina Coeli.
llaria Cucchi: da quel momento non lo vediamo più. Ripeto: la mattina del processo per direttissima mio fratello aveva già il segno gonfio di botte, da qui è uscito in ottime condizioni.
Blog: "i Carabinieri che cosa vi hanno detto, quando era qui in casa?"
llaria Cucchi: "ci hanno detto di stare tranquilli, perché per così poco sicuramente il giorno dopo sarebbe stato a casa agli arresti domiciliari."
Blog: "poi, quando vi avvisano, arriva una telefonata che dice 'Stefano sta male'?"
llaria Cucchi: "il sabato sera. La notizia successiva l’abbiamo il sabato sera, intorno alle nove vengono i Carabinieri a informarci che Stefano è stato ricoverato d’urgenza presso la struttura del Sandro Pertini: ovviamente i miei genitori si recano immediatamente sul posto e lì viene negato loro alcun tipo di notizia. Nel momento in cui, ingenuamente, mia madre domanda di poter vedere il ragazzo e di sapere quello che aveva, le viene risposto: “assolutamente no, questo è un carcere, tornate lunedì in orario di visita e parlerete con i medici”. I miei genitori tornano il lunedì mattina, all’orario che era stato loro detto, vengono fatti entrare e vengono loro presi gli estremi dei documenti e vengono lasciati in attesa. Dopo un po’ di tempo esce una responsabile, la quale li informa di non poterli fare parlare con i medici, in quanto non è arrivata una certa autorizzazione da parte del carcere. “Comunque tornate, perché deve arrivare quest’autorizzazione e non vi preoccupate, perché il ragazzo è tranquillo”, è stato risposto loro, quando mia madre chiedeva: “ditemi almeno per quale motivo mio figlio è stato ricoverato”. “Il ragazzo è tranquillo”.
Stefano è morto
Il giorno dopo, ovviamente, i miei tornano ...esattamente, il martedì mattina tornano presso la stessa struttura, al reparto carcerario del Sandro Pertini e questa volta non vengono proprio fatti entrare, viene risposto loro al citofono che non possono entrare, perché non c’è l’autorizzazione. Finalmente viene detto loro però che sono loro a dover chiedere un’autorizzazione a Piazzale Gloria, se vogliono vedere il ragazzo: mio padre chiede quest’autorizzazione e la ottiene per il 25.. mi scusi, per il 22, giovedì. Il 22 all’alba mio fratello è morto e mio padre non ha fatto in tempo a vederlo. Sappiamo della notizia della morte di mio fratello dai Carabinieri, che vengono a casa intorno alle 12: 30, le premetto che sembrerebbe che mio fratello sia morto all’alba, vengono intorno alle 12: 30 per notificare a mia madre il decreto con il quale il Pubblico Ministero autorizzava l’esecuzione dell’autopsia in seguito al decesso di Cucchi Stefano. Questo è stato il modo in cui mia madre ha saputo della morte del figlio."
Blog: "da lì in poi come avete fatto per vedere il corpo? All’obitorio vi è stata concessa questa possibilità?"
llaria Cucchi: "inizialmente no, c’è stata negata: dopo alcune insistenze è stata fatta una telefonata al Pubblico Ministero, il quale ha autorizzato che potessimo vederlo, ovviamente dietro a un vetro. Quello che abbiamo visto è stato uno spettacolo - mi creda - allucinante: mio fratello aveva il viso completamente devastato, era irriconoscibile, aveva un occhio gonfio e un altro sembrava incavato, la mascella sembrava rotta, aveva il viso come bruciato. Il corpo era coperto da un lenzuolo, non so quello che ci fosse sotto."
Blog: "è vero che il magistrato vi ha vietato di fare fotografie al vostro.. "
llaria Cucchi: "ovviamente il nostro consulente ha chiesto di poter fare la documentazione fotografica e le riprese, ma è stato negato. Adesso ci aspettiamo innanzitutto una serie di risposte e che lo Stato ci dica come è potuto accadere che non ci sia stato possibile stare vicini a Stefano nel momento in cui stava morendo. Ci devono spiegare anche perché abbiamo consegnato mio fratello allo Stato, alle istituzioni in una certa condizione di salute ottima e perché ce l’hanno restituito morto. Stefano era un normalissimo ragazzo di 31 anni, lavorava, lavoravamo insieme, lui era un geometra, anche mio padre è geometra e lavoriamo insieme nella stessa struttura. Mio fratello aveva un trascorso in una comunità di recupero per tossicodipendenti, dalla quale era uscito completamente riabilitato, tant’è che lavorava e stava bene, mio fratello stava bene, aveva tanta voglia di vivere e lo posso documentare con le sue lettere, con i suoi messaggi, mio fratello aveva voglia di vivere. In questo momento non sono in grado di accusare nessuno, e il problema è proprio questo, perché non so come sono andate le cose."
Blog: "ci sono state delle interrogazioni parlamentari rivolte al Ministro della Giustizia? Cosa è successo?"
llaria Cucchi: "mi giunge voce che la risposta all’interrogazione del Ministro Alfano è stata che Stefano è caduto: ora mi spieghino dove, come e perché è caduto e, soprattutto, come ha fatto a morire. Che mi spieghino, per una caduta, come poteva riportare tutti quei segni di traumi sul viso e sul corpo e che mi spieghino perché è stato lasciato morire."
Blog: "per voi questa non è la verità?"
llaria Cucchi: "questa non è assolutamente la verità: forse è parte della verità, ma sicuramente la vicenda non si chiude qui e sicuramente non si spiega la morte di mio fratello."
Giovanni Cucchi: "quando è il momento in cui ho visto mio figlio all’obitorio mi è caduto il mondo, vedendolo così, in quelle condizioni veramente inimmaginabili. Ho provato un dolore enorme e un senso di frustrazione di fronte a quello che lo Stato ci può dare e, in effetti, mio figlio è entrato sano e è uscito morto in quelle condizioni. Voglio dire, non è ammissibile che, per qualsiasi cosa uno possa aver fatto, sia ridotto sia dal punto di vista fisico che anche dal punto di vista morale in quel modo, perché mio figlio è morto solo. E’ una rabbia enorme per come può finire un figlio così, massacrato in quel modo.."
Un ragazzo normale
Blog: "in che condizioni era il giorno dell’udienza per direttissima?"
Giovanni Cucchi: "il giorno dell’udienza lui.. guardi, Stefano era una persona magra, lei ha visto la foto e perciò si è reso conto.. non tutti forse.. non può apparire.. lui praticamente ha il viso gonfio, il doppio del viso di quello che si vede rispetto all’ultima foto che aveva e poi aveva, sotto gli occhi, dei segni neri, quindi segni evidenti di pugni negli occhi, di botte negli occhi. Si è presentato così alla causa. Però dal punto di vista fisico stava benissimo, si muoveva, il fatto delle vertebre rotte assolutamente non sussisteva, per quanto ho potuto vedere lo escludo al 100%. Stefano si muoveva, camminava, parlava, assolutamente si muoveva come una persona normale e, se ci fosse stato quel problema delle vertebre, per prima cosa avrebbe provato dolore e quindi l’avrei saputo, me l’avrebbe detto, ma a parte quello il suo comportamento era un comportamento normalissimo e conseguentemente lo escludo nella maniera più categorica."
Blog: "è stato l’ultimo giorno che avete potuto vederlo?"
Giovanni Cucchi: "sì, sì, è l’ultimo giorno in cui abbiamo potuto vedere Stefano, esatto. E le assicuro che, nel momento in cui l’ho rivisto, non credevo ai miei occhi: non era possibile che Stefano mi fosse stato presentato in quelle condizioni, non era possibile! Guardi, è una cosa inimmaginabile, per un padre vedere il figlio così, dopo sei giorni che chiede notizie, avere una notizia in quel modo, detta in quel modo, chiedere addirittura - è quasi una beffa! - alla dottoressa che ci è venuta a comunicare all’esterno del carcere la morte di Stefano, dice “ ma potevate chiederlo ai medici?”, ma come?! Sono cinque giorni che veniamo qui a chiedervi e non ci avete fatto entrare! Il secondo, il sabato.. il lunedì siamo andati in carcere e ci hanno fatto entrare, ci hanno preso i documenti, dopo è uscita una sovrintendente e ha detto “ no, mi dispiace, non vi possiamo fare parlare con i medici”. “ Ma guardi che vogliamo solo parlare con i medici, non è che vogliamo parlare con Stefano, vogliamo sapere il suo stato di salute”, “ no, non è possibile, perché deve arrivare il permesso”. Il permesso da dove non si sa, però dice “ guardi, tornate domani, perché domani probabilmente questo permesso sarà arrivato e quindi potrete parlare con i medici”. L’indomani siamo tornati, il piantone non ci ha neanche fatto entrare: ci ha detto soltanto “ io non so niente di questo, per parlare con i medici dovete avere il permesso del colloquio rilasciato dal giudice”. Sono andato il giorno dopo a chiedere il permesso, l’ho ottenuto e poi, il giorno dopo, sarei andato a Regina Coeli a farmelo confermare, perché lì c’è una questione di orari, non si riesce a fare tutto in una giornata. Però mentre tornavo per.. mentre andavo per chiedere questo permesso mia moglie mi ha comunicato che Stefano era morto. Siamo andati a informarci sul perché Stefano è morto e non ci hanno dato nessuna scheda ufficiale, ci hanno solo comunicato verbalmente queste testuali parole: “ si è spento, aveva un lenzuolo sempre sulla faccia, non voleva mangiare, non si voleva nutrire e non voleva le flebo , praticamente si è spento”. Siamo rimasti esterrefatti, allibiti, anche loro vedevo che tutto sommato erano imbarazzati nel rispondere: ci hanno comunicato questo, nessun documento ufficiale, soltanto questa affermazione, 'si è spento'."
Blog: "che ragazzo era Stefano?"
Giovanni Cucchi: "era un ragazzo normale, pieno di vita, allegro, determinato, volenteroso, lavorava, faceva il geometra, aveva tanti progetti, tante ambizioni e ogni tanto me le confidava. Insomma, era un ragazzo che stava in progressione, stava nel pieno assolutamente, era un ragazzo.. ma poi, tra l’altro, aveva un carattere veramente da amico, da amicone, era amico con tutti, voglio dire, non poteva fare la fine ...assolutamente, non poteva fare una fine così, guardi, non mi rassegno a che Stefano abbia fatto una fine del genere, non se lo meritava nella maniera più assoluta, non se lo meritava!"
Blog: "e adesso che cosa vi aspettate?"
Giovanni Cucchi: "ci aspettiamo che si faccia chiarezza, che ci dicano quello che non hanno potuto dirci prima, che ci spieghino con esattezza quello che è avvenuto e i motivi delle percosse, i motivi della morte con precisione: finora c’è stato il nulla, adesso vogliamo sapere tutto!"
Blog: "cosa è disposto a fare per ottenere questo?"
Giovanni Cucchi: "tutto, fino all’ultima goccia di sangue, fino all’ultima goccia di vita io e mia moglie ci batteremo perché si faccia chiarezza su mio figlio!"
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