La strage tedesca e il silenzio italiano.
Rassegna stampa - il manifesto, Tommaso Di Francesco, 28 novembre 2009.
Accade qualcosa di inedito sotto i nostri occhi. Parliamo della crisi politica in Germania provocata dalla «scoperta» delle responsabilità non solo militari ma di governo per la strage di 142 civili afghani a Kunduz del settembre scorso, fatta passare come target nel quale sarebbero morti solo talebani.
Angela Merkel ha invocato un'inchiesta sull'ex ministro della difesa Jung - ora ministro del lavoro - che mise a tacere le informative che parlavano già di molti civili tra le vittime. E Franz Josef Jung, alla fine, si è dimesso assumendosi «tutta la responsabilità politica» della sanguinosa vicenda.
Ma, chiede la sinistra Die Linke e si chiedono tutti: la cancelliera ex «ragazza della Ddr» dov'era quando tutto questo accadeva?
È una crisi politica che ci riguarda. Rimanda alle responsabilità nostre in una delle guerre in corso. A quelle degli eserciti alleati ma anche ai troppi silenzi della politica italiana. Con il Pd già pronto, in automatico, a rivotare sì all'aumento dei nostri soldati nella inutile e persa guerra afghana. Qui da noi - insegnano i tanti massacri in Iraq e prima ancora quelli della Somalia e poi dell'ex Jugoslavia - il concorso semmai è a tacere le responsabilità e a salvare comunque gli «italiani brava gente». Con il vanto della destra al governo che, sì, «in Afghanistan siamo in guerra». Di inedito, come non vederlo, c'è il fatto che della strage di Kunduz sono responsabili i militari tedeschi, certo a pari merito con i piloti non solo americani dei cacciabombardieri della Nato. Per questi nessun Obama si sente in dovere di chiedere dimissioni di generali statunitensi e tantomeno di ministri. Almeno la Germania s'interroga.
Certo ai civili afghani, donne, bambini, vecchi fatti a pezzi dalle bombe salvifiche dell'Alleanza atlantica, importa poco sapere se la loro morte ha origini teutoniche o proviene dal melting pot Usa. Sta di fatto che questa strage viene già nominata come «la più grave dalla Seconda guerra mondiale tra quelle perpetrate dalle truppe tedesche». Per chi è convinto che il passato sia un presente attivo, c'è da riflettere.
Perché siamo al punto che la memoria, per la narrazione di un massacro contemporaneo del quale è responsabile la Bundeshwer, il nuovo esercito della Germania riunificata, è costretta a ripercorrere la litania dei misfatti contro i civili commessi dalla Wehrmacht (spesso più efferati di quelli apertamente nazisti) nei paesi occupati dall'esercito del Terzo Reich. Kunduz dunque va «allineata» insieme a Marzabotto. Semplicemente. Nemmeno senza tanta retorica.
Se ne accorgono nelle stanze inutilmente rinnovate dell'opposizione di centrosinistra, che la strage tedesca dentro una guerra bipartisan parla anche di loro?
I caccia Amx italiani alla Red Flag, l'esercitazione nel deserto americano per imparare a bombardare tra le case. Ultima prova per prepararsi all'Afghanistan.
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