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domenica 8 novembre 2009

9 novembre 1989. La caduta del muro di Berlino


Dopo vent'anni si può riflettere a mente serena sull'avvenimento per liberarci una volta per tutte dalle strumentalizzazioni che furono fatte di quell'evento e che ancora oggi vengono utilizzate nello squallore politico nazionale.

Era il 13 agosto 1961, quando iniziò la costruzione di un muro innalzato per separare la parte est di Berlino dalla parte ovest. Con la sua realizzazione, ogni legame familiare, ogni legame d'amicizia e d'amore si interruppe bruscamente e dolorosamente tra chi viveva di qua e chi di là dal muro. Per molti abitanti di Berlino è l'inizio di una tragedia personale e familiare: diventa impossibile vedere, parlare, contattare parenti, amici, affetti che stanno dall'altra parte, una situazione che durò 28 anni, fino al 9 novembre 1989, quando i varchi furono aperti e cominciò in serata la demolizione di quel muro, simbolo di un'Europa divisa in due blocchi. Nel documento video che segue l'annuncio dell'evento dato dai tre telegiornali Rai di quel giorno.



Tra i tanti eventi simbolo che accompagnarono quella caduta, forse il più umanamente significativo fu quel "concerto" improvvisato del violoncellista e direttore d'orchestra Mstislav Leopol'dovič Rostropovič ai piedi del muro su cui si stavano abbattendo i primi colpi di piccone, simbolici anch'essi, che fece il giro delle televisioni di tutto il mondo come messaggio di una rinnovata speranza di pace.



Interprete eccellente di Bach, Beethoven, di Saint-Saens,Mozart, Prokof'ev, Šostakovič, Nikolaj Mjaskovskij e di tantissimi altri compositori della sua epoca, - per la sua arte nel 1950, a ventitre anni, gli fu conferito il Premio Stalin, la massima onorificenza dell'Unione Sovietica -, primo violoncello all'Orchestra di Stato Sovietica nel 1956, considerato il più grande violoncellista del suo tempo, Rostropovič fu promotore dell'arte senza frontiere, della libertà di espressione e dei valori democratici, idee in contrasto con il regime Sovietico. La sua amicizia con Aleksandr Solženicyn ed il sostegno dato ai dissidenti, lo fecero cadere in disgrazia nei primi anni settanta. Egli fu bandito da tutti i suoi incarichi pubblici e nel 1978 gli fu revocata la cittadinanza dell'Unione Sovietica. Aveva però già nel 1974 lasciato l'Unione Sovietica, con la moglie, il soprano Galina Višnevskaja del Teatro Bol'šoj di Mosca, e le figlie, stabilendosi a Parigi. La sua esibizione improvvisata quella sera fu, dunque, a ragione considerata il segno d'un nuovo mondo possibile.



La caduta del muro segna nella storia la fine di un'epoca che aveva visto il mondo e l'Europa divisi in due blocchi contrapposti, impegnati in una guerra di logoramento, fredda come si diceva, mai trasformatasi in scontro diretto aperto, grazie al deterrente dell'olocausto nucleare dell'umanità. L'inefficienza del centralismo burocratico del comunismo reale - come veniva chiamata l'implementazione staliniana delle idee marxiste-leniniste che avevano portato l'Unione Sovietica a diventare una superpotenza mondiale - a resistere alla corruzione e alle mafie interne portò alla fine al tramonto l'impero moscovita e con esso gli stati socialisti dell'Est europeo, chiudendo così un periodo storico di divisione dell'Europa iniziato nell'Ottocento con la nascita dei nazionalismi e, per molti versi - seppure sembri una contraddizione in termini -, del contrapposto movimento internazionalista. Movimenti che portarono da una parte al fascismo di Mussolini ed al nazismo e dall'altra allo stalinismo, totalitarismi che avevano come comun denominatore il disprezzo per l'individualità e per la persona umana.
Il primo posto di confine con la DDR che si aprì a Berlino il 9 novembre fu quello di Bornholmer Strasse. Questa una testimonianza filmata dell'evento e dei motivi che portarono all'apertura.



Scrive Joachim1986 a commento dell'ultimo filmato "20 years... I´m proud to be german. I´m proud to be a free man in a free europe. Thanks for the brave people in East-Germany, for the brave people in Poland (Solidarnosc) and Hungary (Summer 89)!", cioè "20 anni... Sono orgoglioso di essere tedesco. Sono orgoglioso di essere un uomo libero in un'Europa libera. Grazie al coraggioso popolo della Germania dell'Est, al coraggioso popolo della Polonia (Solidarnosc) e della Ungheria (Estate 89)!". Questa è una faccia della rete, l'altra faccia, quella revanscista della propaganda contro i comunisti mangia-bambini, imperversa. Si nota una inconsapevole corsa ad accaparrarsi l'evento proprio da chi è stato cancellato dalla storia anche se è al governo del paese grazie a un Paperon de Paperoni che si ritiene il nuovo uomo del destino per questa povera Italia. L'uso delle semplificazioni nella storia non porta lontano. Serve soltanto nella dialettica politica di chi non sa guardare oltre il suo naso, che non pensa a costruire, ma ha mantenere intatto il proprio orticello dove continuare a fare raccolto. Semplificazioni perché ad esse si tende nell'interpretazione di un fatto complesso nel farlo nostro, perché, in fin dei conti, è nostro solo di riflesso. Uomini liberi in un'Europa libera. Ecco. Ma noi, lo siamo realmente?



Ci sarà un annuncio un giorno come questo dai nostri telegiornali che ci dirà che anche da noi è finalmente finita un'epoca? Guardo il mio frammento del muro di Berlino che tengo fra le mani, quasi fosse un amuleto capace di dar corpo alle speranze. E aspetto l'evento, come Drogo nella ridotta a guardia del deserto.


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