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domenica 26 luglio 2009

La libertà di critica non si baratta

Riprendiamo da L’Unità di lunedì 13 luglio un’intervista di Massimo Solani ad Andrea Olivero.
Andrea Olivero, nato a cuneo nel 1970, insegnante e sindacalista, è il dodicesimo presidente delle Acli, eletto nel 2006 dopo le dimissioni di Luigi Bobba. Da dicembre 2008 è portavoce unico del Forum del Terzo Settore.
«I cattolici non si faranno incantare da una destra che abbandona gli ultimi».
Rassegna stampa.

«Non accettiamo che qualcuno pensi di poterci fare l’occhiolino quasi fossimo soltanto i paladini di una battaglia su una specifica questione, e non invece portatori di valori molto più grandi e complessi». Andrea Olivero è da tre anni presidente delle Acli e dal dicembre 2008 è portavoce unico del Terzo Settore. Da cattolico militante rifiuta la possibilità, da più parti ventilata, di una “manovra” politica del centrodestra per riconquistare il favore delle gerarchie ecclesiastiche dopo gli scandali sessuali che hanno coinvolto il premier Berlusconi. «Certo – prosegue – i temi etici rappresentano argomenti sensibili, ma non credo proprio che gli attuali vertici della Conferenza Episcopale si presterebbero ad un discorso di questo genere. Del resto le prese di posizione arrivate dalla Cei sono state estremamente ponderate e precise».
E si rivolgevano proprio al comportamento e alla moralità del presidente Berlusconi.
«Non c’è dubbio. E credo anche che fossero doverosi, visto che in ballo c’è la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Non si possono liquidare queste vicende come se si trattasse unicamente di comportamenti privati, sono fatti che hanno per loro natura un rilievo pubblico. Per questo dico che bisogna stare ben attenti se si pensa di poter “comprare” il voto dell’elettorato cattolico. Anche perché certo la Chiesa non è disposta a barattare la propria libertà di critica a fronte di qualche convenienza tattica. Il centrodestra usi grande prudenza e se vuole riconquistare la propria credibilità agli occhi di una parte dell’elettorato cattolico lo deve fare cambiando alcuni atteggiamenti di fondo. Non bastano questi provvedimenti ad hoc».
Anche perché, solo per citare un esempio, le misure contro l’immigrazione contenute nel decreto sicurezza sono state tutt’altro che apprezzate Oltretevere.
«La nuova enciclica di Papa Benedetto XVI lo spiega benissimo. Oggi ci sono tante questioni sociali e non si possono scindere facendo una battaglia aspra sui temi del fine vita senza invece curarsi del diritto ad una vita degna per tutti, anche per i cittadini immigrati. Non si può condurre una guerra contro l’eutanasia e poi contestualmente abbandonare al proprio destino le persone che vivono in condizioni di esistenza precaria. E questo una parte consistente della nostra Chiesa lo ha ribadito più volte: le questioni che dal nostro punto di vista hanno rilievo sociale sono tante, e tutte vanno affrontate allo stesso modo e con la medesima sensibilità. Non si può apparire più cattolici e usare la fede come una bandiera su quei temi che fanno comodo in un dato momento dimenticando però tutto il resto».
Non trova che questa apparente schizofrenia di comportamenti sia in qualche modo figlia della necessità di rincorrere parti di elettorato difficilmente compatibili?
«Di sicuro alla base di certe scelte vedo una chiara tendenza di tipo demagogico. Ma ribadisco: credo che il mondo cattolico sappia giudicare guardando alla sostanza di questo o quel provvedimento. Noi non abbiamo mai fatto sconti a nessuno, non ne abbiamo fatti al centrosinistra e non ne faremo al centrodestra. Sbaglia chi pensa di blandirci usando una bandiera piuttosto che l’altra. Quel che chiediamo è coerenza».

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