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giovedì 31 dicembre 2009

ANNO NUOVO TI SCRIVO

Caro anno nuovo,

ti scrivo perché si usa far festa in questi giorni della tua nascita.
Sai, spuntano un po’ dappertutto profeti e trafficoni che dicono di sapere tutto su di te e su quello che prepari a noi uomini e donne che iniziamo vivi la tua avventura trecentosessantacinque giorni.
Una volta un grande poeta immaginò un dialogo fra il venditore di almanacchi nuovi e lo speranzoso viandante di capodanno. Ora a me piace immaginare il dialogo fra il venditore di oroscopi al computer e i pellegrini della speranza al quarzo. Come siamo caduti in basso caro anno nuovo! Nemmeno le scaramanzie e gli scongiuri hanno conservato alcunché di poetico, così frammisti come sono a pulsanti, cursori e led a cristalli liquidi. Mah! Sarà che in fondo era bello sognare che tu fossi un bambino pieno di promesse, ma sta di fatto che ora mi sembri brutto e già vecchio fin dalla nascita. Sembra appunto che di te si sappia già tutto.

I vari Nostradamus, che oggi si chiamano Fox, Branco o che dir si voglia, consultatisi attraverso i secoli, in concorrenza o dissenso o unanimità fra di loro, hanno già decretato la tua anagrafe futura e ti hanno scritto il fascicolo personale, pronto per la storia. A proposito, sai che per questo ti hanno riservato su RAI due addirittura un serata intera? Non so se questi “sapientoni” che dicono di conoscere la tua storia, ti abbiano decretato o meno come “anno terribile”; non per questo però il tuo predecessore non è che non ci abbia regalato cose orribili. La crisi mondiale ha aumentato le già numerose difficoltà che la gente deve superare ogni giorno, la pace in Afganistan, in Iraq, in Iran, in Somalia in…..ecc. ecc. (quanti sono i paesi martoriati!) è sempre meno stabile. E che dire delle decine di migliaia di bambini cui è negato il diritto di nascere?

E di quella strage che è continuata in quest’anno che ci sta lasciando nelle regioni in cui impera la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta nonostante i richiami del Papa, dei Vescovi e la dolcezza del Natale? Insomma verrebbe voglia di dire: meno male che se ne va questo 2009.

Ma la verità è un’altra! Bisognerebbe che se ne andasse il male. Voi, anni vecchi e nuovi, non avete né colpe né meriti. Il 2009 non è responsabile né degli aborti, ne delle guerre, né delle stragi mafiose. Siamo noi a cercare gli alibi nel calendario, perché siamo noi e solo noi ad avere i meriti e le colpe di quello che succede durante la breve vita di ognuno di voi. In altre parole, caro Anno Nuovo, come ci indica in ogni occasione il Papa, abbiamo bisogno di un cuore nuovo. Tutti! E allora anche gli auguri che ci scambiamo fra noi uomini e donne, non hanno in realtà alcun senso, visto che il nuovo anno, cioè tu, sarai come noi ti costruiremo ogni giorno.

Mi tornano in mente gli anni, tuoi predecessori, dal 1939 al 1945 o dal 1915 al 1918. Sai, in quegli anni è successo di tutto: guerra, bombardamenti, stermini nei campi di concentramento, torture, tradimenti, vergogne e infine il fungo di Hiroshima e Nagasaki. A te non piacerebbe essere ricordato magari fra due, tre, dieci secoli per qualcosa d’orrendo, vero? Beh! Io ti auguro che non succeda, ossia ti auguro di non dover ospitare in nessuno dei tuoi giorni le follie macabre degli uomini.

A te non chiedo nulla, perché non puoi darmi nulla e dato che esisti perché noi ti facciamo esistere. Tu però sei un dono che mi viene da Dio, perché il tempo è un dono di Dio. E perciò non solo non ti chiedo nulla, non solo ti faccio gli auguri, ma ti prometto di fare di tutto perché la tua memoria resti in benedizione nei secoli e nei millenni, come quell’Anno 1, tuo capostipite, nel quale l’Eterno si fece tempo e storia. E prego perché gli uomini e le donne la smettano di gingillarsi con oroscopi e almanacchi e capiscano seriamente invece che il futuro è nelle loro mani e non in quelle di maghi e fattucchiere. E che di questo futuro essi dovranno rispondere a se stessi, alla storia e al Padrone del tempo e della storia che è Dio.

Per la prima volta ti rivolgo il mio saluto, caro Anno Nuovo
Tuo Giuseppe

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