Tremila disoccupati a spasso che però non figurano dai dati e dalle statistiche ufficiali. Ma che in questi mesi sono rimasti senza lavoro. Sono i soci delle cooperative di servizi, quelli che non danno le dimissioni ma semplicemente non hanno più un’attività a cui dedicarsi. Un universo che ruota attorno a servizi esternalizzati da enti e aziende: dalla pulizia alla manutenzione, passando per la gestione delle mense. La cifra è stata elaborata da Rifondazione comunista con l’aiuto dei sindacati, un numero che si aggiunge ai 5mila posti colpiti dall’ondata di crisi e ai 1500 che sono stati definitivamente spazzati via.
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sabato 3 ottobre 2009
Tremila disoccupati a spasso
Per Rifondazione il fondo provinciale non riuscirà a far fronte alle richieste: «Per il 2010 dovrà essere rafforzato». Cooperative, in tremila senza lavoro. «I soci non emergono dai dati ufficiali, ma la crisi li ha sommersi».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 3 ottobre 2009.
Tremila disoccupati a spasso che però non figurano dai dati e dalle statistiche ufficiali. Ma che in questi mesi sono rimasti senza lavoro. Sono i soci delle cooperative di servizi, quelli che non danno le dimissioni ma semplicemente non hanno più un’attività a cui dedicarsi. Un universo che ruota attorno a servizi esternalizzati da enti e aziende: dalla pulizia alla manutenzione, passando per la gestione delle mense. La cifra è stata elaborata da Rifondazione comunista con l’aiuto dei sindacati, un numero che si aggiunge ai 5mila posti colpiti dall’ondata di crisi e ai 1500 che sono stati definitivamente spazzati via.
Tremila disoccupati a spasso che però non figurano dai dati e dalle statistiche ufficiali. Ma che in questi mesi sono rimasti senza lavoro. Sono i soci delle cooperative di servizi, quelli che non danno le dimissioni ma semplicemente non hanno più un’attività a cui dedicarsi. Un universo che ruota attorno a servizi esternalizzati da enti e aziende: dalla pulizia alla manutenzione, passando per la gestione delle mense. La cifra è stata elaborata da Rifondazione comunista con l’aiuto dei sindacati, un numero che si aggiunge ai 5mila posti colpiti dall’ondata di crisi e ai 1500 che sono stati definitivamente spazzati via.
«Questa è una disoccupazione “occulta”, che non emerge cioè dalle normali valutazioni - spiega Andrea Viani, segretario provinciale di Rifondazione comunista -, la loro posizione emergerà prossimamente. Per il 2010 si prevede una crescita della disoccupazione a livello nazionale dal 7 al 10 per cento, questo significa che la crisi potrebbe coinvolgere sul nostro territorio 10mila persone, cancellando definitivamente più di 3mila posti. I soci delle cooperative, a quel punto, non avranno altra alternativa che dimettersi, altri diventeranno completamente inattivi».
Comuni e provincia saranno presto chiamati a fare il punto della situazione sul fondo di solidarietà. Silvana Cesani, assessore ai servizi sociali del comune di Lodi, sottolinea che in questo momento la somma a disposizione ammonta a 500mila euro, soldi che non sono ancora stati spesi ma solamente impegnati. Le richieste per ottenere un contributo hanno subito un’impennata, passando da 41 a 150 nel giro di pochi mesi: «In realtà, molte persone sono rimaste fuori perchè non avevano i criteri necessari - spiega l’assessore -, a Lodi un centinaio di cittadini si sono rivolti al Caaf, ma meno di dieci hanno poi ottenuto il sostegno. Il problema è riuscire a finanziare tutte le richieste, anche il prossimo anno, attualmente non c’è nessun impegno per il 2010, il fondo di solidarietà deve essere mantenuto e implementato».
Sul fronte politico, Rifondazione comunista farà circolare sul territorio e nei consigli comunali un ordine del giorno, affinché ogni realtà si impegni per il futuro, facendo la sua parte dal punto di vista economico. «Faremo pressione - aggiunge il segretario cittadino, Enrico Bosani -, affinché nascano dei comitati anticrisi capaci di monitorare i problemi. Inoltre, ci attiveremo per una proposta di legge di iniziativa comunale per far sì che anche la Regione istituisca un fondo».
Nel panorama delle cooperative, però, c’è anche chi fino a questo momento è riuscito a salvaguardare i posti di lavoro. Un esempio è dato dalla San Nabore, che ha alle spalle una storia molto particolare. «Certamente la crisi si tocca con mano - afferma il responsabile, Gianfranco Pedrazzini -, ogni giorno bussano alla nostra porta 4 o 5 persone in cerca di lavoro. Per quanto riguarda la nostra situazione, invece, la nostra cooperativa è un caso particolare: siamo nati nel 1998, abbiamo un passato più che decennale, e ci occupiamo dell’inserimento lavorativo. Con il tempo abbiamo diversificato le nostre attività, questo ci ha permesso di ridurre l’impatto della crisi e di poter continuare a lavorare con le persone, in tutto una sessantina. Non abbiamo lasciato a casa nessuno».
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