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lunedì 13 luglio 2009

La campagna e la sua storia sono il nostro patrimonio

Riporto una lettera di Osvaldo Folli, tratta dalla rubrica “Lettere & Opinioni” del quotidiano Il Cittadino di venerdì scorso, perché la ritengo un utile contributo alla nostra riflessione sul territorio che ci circonda, in cui viviamo la nostra quotidianità. E forse è proprio la banalizzazione della nostra quotidianità a non farci scorgere il patrimonio naturale che stiamo pian piano distruggendo, nel tentativo di recuperare risorse che, certo, fanno comodo in tempi di vacche magre, ma hanno comunque un prezzo.
Anche una strada è un’opera d’arte da difendere con i denti.

La massima ambizione di molti amministratori locali sembra essere quella di raddrizzare le strade. Sognano un Lodigiano attraversato da superstrade e vie di comunicazione a tre corsie, diritte come fusi, ove le macchine e i tir possano lanciarsi a folle velocità. Poi, ma soltanto poi, nascerà l’esigenza di fare le rotatorie per rallentarle. L’ultima “folle” proposta riguarda la strada provinciale 124, quel ramo d’asfalto che parte da Cadilana, attraversa Corte Palasio e termina ad Abbadia Cerreto. Così, per l’ennesima volta, una fascinosa stradina che si dipana fra distese di mais e mute testimonianze storiche di rara bellezza, seguendo ondulazioni naturali del terreno e i tortuosi giri dei corsi d’acqua, è destinata presto a mutare la sua fisionomia. In nome della modernità e di una pretesa maggiore sicurezza, questo antico percorso ove si respira una magica atmosfera, sarà presto cancellato e sostituito da un anonimo stradone con tanto di orribile guard-rail metallico. Dicono che così si eviteranno incidenti. A nessuno è venuto in mente che, forse, la colpa di questi non sta nella conformazione della strada ma nelle (in)capacità di molti piloti della domenica, emuli di Schumacher, che hanno sempre fretta.
La storia recente di questo nostro martoriato Lodigiano sembra non aver insegnato nulla. Impedire questo nuovo scempio, allora, non significa rifiutare la modernità, ma riconoscere che anche una strada può essere un’opera d’arte che vale la pena di difendere con i denti. Questo nastro d’asfalto sottile e poetico, che solo percorrendolo a piedi o in bici riesci pienamente a gustare, non ha solo il compito di collegare alcuni minuscoli borghi, ma anche quello di dare un senso ai luoghi che unisce. Non è un caso che i nostri avi abbiano costruito questa strada proprio in questo modo serpeggiante perché sono lungo strade come queste, ricche di fascino e storia, che crescevano i luoghi di attrazione culturale e religiosa di un tempo, che ora si sono trasformati in mete turistiche di sorprendente interesse. Non facciamo lo stesso errore del tratto provinciale fra Borghetto Lodigiano e i Casoni con curve raddrizzate solo per permettere di correre più velocemente. Fortunatamente, il confermato sindaco di Abbadia Cerreto, Adriano Cucchi, sembra avere le idee chiare in proposito e chiede solo una riqualificazione della strada, con allargamenti limitati in alcuni punti critici e piazzole d’interscambio ben intervallate. Un po’ come fatto, molto saggiamente, nel comune di Livraga per il tratto stradale che collega il capoluogo alla frazione Ca’ de’ Mazzi, salvando un altro percorso storico da sicura rovina. È pacifico, allora, che al sindaco Cucchi, vada tutto il nostro appoggio affinché tenga duro e non ceda ai ricatti.

Fin qui la lettera. Noi abbiamo almeno tre strade di un certo interesse cui si dovrebbe prestare maggiore attenzione. La prima è la provinciale che da Ossago porta a Brembio, la cosiddetta “strada panoramica”, per fortuna protetta dalla provincia, che andrebbe valorizzata anche dal Comune come ambito paesaggistico, incentivando gli agricoltori a seguire l’esempio nella piantumazione di Italo Ceruti della Cascina Dossi. Anche il traffico andrebbe in qualche modo limitato, ma dovrebbe pensarci la Provincia. Quando nel 1970 sono venuti a stabilirmi a Brembio, la strada aveva un fascino particolare, sia verso Ossago con la presenza della Cascina Palazzo, sia verso Brembio, che tuttavia nel tempo ha in parte perso.

Delle altre due strade una è quella che porta a Mairago, oltrepassando il Brembiolo e passando vicino alla Cascina Bellaria e al Polenzone. Una strada forse salvata dal PGT se l’estensione del Plis del Brembiolo sarà attuata, ma che comunque è destinata a perdere subito fuori l’abitato parte della sua attuale caratteristica.



La terza è la strada che porta a Ca’ de Folli, che un tempo (anni Settanta) godeva di una roggia Filippa alberata fino quasi a Ca’ de Tacchini. La strada oggi è vissuta da molti brembiesi che la usano come luogo di passeggiata a piedi o in bicicletta fino alla chiesetta, dove ci si può riposare all’ombra, o di jogging, sfruttando il fatto che il traffico automobilistico è insignificante. La strada come si sa si biforca dopo la cascina e porta a Livraga. È uno dei percorsi che dovrebbero essere di particolare attenzione da parte del Comune e che andrebbe valorizzato proprio in funzione del tempo libero.


Le foto dell'articolo sono state scattate nell'agosto del 2005.

1 commento:

  1. Vorrei sottolineare che anche altre piccole situazioni ambientali meriterebbero la massima attenzione e tutela. Ci sono nel nostro territorio angoli e luoghi da far ri-scoprire e da salvaguardare perchè anche delle piccole zone possono influenzare in meglio la qualità e la bellezza dell'ambiente. A questo proposito vorrei proporre per il prossimo anno agli alunni delle nostre scuole, un concorso fotografico e successiva mostra, in cui mettere in evidenza il proprio "angolo" da salvare. Potrebbe essere il salice e il ciliegio di via Foscolo, o uno scorcio dal ponticello del Brembiolo in via Roma, o ancora l'edicola della Madonna prima della logistica. Anche un particolare di qualche cascina, la curva di una roggia. Qualsiasi cosa che generi emozione. Mi sembra una proposta che possa far riflettere sia gli studenti che,speriamo, i nostri amministratori.

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