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venerdì 10 luglio 2009

Basta con definizioni che sono torbide condanne

Oggi, Gianni Piatti interviene sul tema dell’immigrazione con una lettera su Il Cittadino che qui riportiamo.
Sicurezza. Smettiamola di chiamarli clandestini.
Rassegna stampa.

È del tutto evidente che uno Stato, qualsiasi Stato e quindi anche l’Italia, debba avere sull’immigrazione una capacità di controllo e di programmazione. Accoglienza e regolarità dell’immigrazione e programmazione europea devono stare insieme proprio perché l’immigrato per essere “regolare”, deve trovare lavoro e una casa. Deve cioè “integrarsi” e l’integrazione, nel rispetto delle diverse culture, è la forma migliore per garantire convivenza, rispetto reciproco e sicurezza per tutti.
Dire ospitiamo tutti gli immigrati è sbagliato come dire respingiamoli tutti. È invece un processo che va governato e l’obbiettivo deve essere sicuramente l’immigrazione regolare e la via maestra per realizzarla è sicuramente quella di realizzare accordi con gli Stati di provenienza, contrastando chi profitta e abusa di persone disperate.
Pare che negli ultimi otto anni la Destra sia stata al Governo per sei anni. È utile ricordarlo perchè la Destra italiana sembra sempre all’opposizione, dimenticando che la legge sull’immigrazione attualmente in vigore, la Bossi Fini, è stata fatta dal Governo Berlusconi.
Siccome non ha funzionato perché altrimenti non sarebbe stata cambiata, il Governo ha deciso norme ancora più restrittive denominate “pacchetto sicurezza”. In particolare in queste norme viene previsto “il reato di clandestinità” per lo straniero che fa ingresso ovvero si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione del Testo Unico (la Bossi Fini).
La pena è un’ammenda da 5 a 10 mila euro, un processo davanti al Giudice di pace con espulsione per direttissima, facilitata dal ricovero coatto dell’immigrato in un Centro di Identificazione temporanea con una permanenza da 2 a 6 mesi! Come abbiamo visto in queste ore, solo tre giorni dopo l’approvazione di questa legge il Ministro alla Famiglia Giovanardi, svegliatosi da un lungo sonno dopo un dibattito parlamentare durato mesi, ha chiesto una “sanatoria per le badanti”...
Da non crederci! L’immigrato privo di regolari documenti (entrato magari regolarmente con visto turistico, per studio, ecc) che in altri Paesi è definito “sans papiers”, senza documenti o irregolare, da noi è bollato come “clandestino”, definizione che è già una torbida condanna.
Occorrerebbe ricordare che centinaia di migliaia di questi “irregolari” a partire dalle “badanti” hanno avanzato negli scorsi anni domande di “regolarizzazione” alle quali si è risposto “picche”, bloccando o rallentando le quote previste dai flussi di immigrazione programmata.
Gli irregolari che, a stragrande maggioranza, lavorano ed hanno una casa e una famiglia, vorrebbero sistemare la loro posizione, regolarizzarsi. Non hanno compiuto illegalità. Un conto è la severità e la fermezza che occorre avere contro chi delinque, altro è definire un reato penale lo stato di migrante, punirlo col carcere sino a sei mesi in attesa di espulsione. Sarà un’altra norma “manifesto”, ingestibile; intaserà tribunali e carceri perchè sono centinaia di migliaia gli immigrati irregolari.
Quello che con disprezzo e allarme viene definito “clandestino”, non ha commesso alcun reato. Solo le badanti e le colf che fanno un lavoro utilissimo per le nostre famiglie saranno 500 o 600 mila. Naturalmente, dopo che il Governo non ha fatto nulla nella crisi attuale per le famiglie, ecco i primi pentimenti e a commuoversi per le badanti e si valuterà una sanatoria “mascherata”, magari ampliando il Decreto flussi per questa categoria. E gli immigrati che perdono lavoro e che rischiano di essere “clandestini”? E quelli che lavorano in “nero” e nel “sommerso” che sono sfruttati due volte? Solo le badanti perché curano i nostri anziani o norme giuste ed uguali per tutti? E smettiamola di chiamarli “clandestini”: la stragrande maggioranza è senza documenti, ma vuole regolarizzarsi.
A proposito di definizioni semplificanti che tutti dovremmo imparare a discernere: il “rifugiato” non è un semplice immigrato, ma colui che fugge da una guerra o da una calamità, magari senza documenti. Lo stato di rifugiato va verificato, ma tutti gli Stati hanno l’obbligo dell’aiuto e non possono darsi respingimenti collettivi senza queste verifiche. Gli Stati possono respingere gli immigrati (senza documenti, oltre un certo numero ecc.), non possono respingere i rifugiati.

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