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giovedì 25 giugno 2009

Ma chi si occuperà della terza età?

Bene ha fatto il sindaco Sozzi a coinvolgere tutti i consiglieri di maggioranza nell’amministrazione attribuendo loro l’incarico di seguire particolari materie. Stante il debutto in politica amministrativa della gran parte, l’iniziativa può aiutare a far crescere una nuova generazione di amministratori rendendoli esperti e pienamente consapevoli della molteplicità dei problemi che un Comune deve affrontare oggi. Detto questo, ci pare propositivo segnalare una lacuna nelle deleghe, o meglio una mancata specificità in una materia che riteniamo di sottoporre all’attenzione del sindaco e della giunta.
Ci riferiamo alla questione della terza età, che non è solo assistenza e servizi sociali. Così come si è previsto un particolare incarico dato al consigliere Minoia di seguire le problematiche giovanili, altrettanto si poteva fare nei riguardi della popolazione anziana che non è marginale in un paese come il nostro. È vero che la vita attiva dei nostri “vecchi” può essere presa in considerazione in molteplici altri ambiti, da quello della cultura, a quello del tempo libero, a quello dell’associazionismo e del volontariato, a quello dei servizi alla persona. Tuttavia l’ambito della terza età ha una sua specificità che dovrebbe essere colta, in quanto gli anziani, i pensionati costituiscono una ricchezza della comunità in termini di saperi, competenze, abilità che possono essere utilizzati non solo in funzione anti-emarginazione, ma soprattutto nell’interesse sociale di tutta la comunità.
La presenza di un centro diurno è buona cosa, ma la struttura in sé non basta. Bisogna pensare ad animarla, non si può lasciare un aspetto delicato all’improvvisazione e alla buona volontà di qualcuno. Già questo dovrebbe suggerire che sarebbe buona cosa affidare ad una persona l’analisi delle possibilità, la progettazione ed il coordinamento delle iniziative in stretto contatto con le associazioni di volontariato che si occupano localmente della questione. Organizzazione di corsi che coinvolgano gli anziani come discenti ma anche come docenti nelle loro specifiche abilità e manualità, ad esempio. Perché far morire conoscenze diffuse tra i nostri anziani (ricamo, per dirne una ed altre abilità creative legate all’artigianato e ai “mestieri” casalinghi) e non trasmetterle ai giovani? Perché non organizzare momenti di socializzazione dove si dia libero sfogo alla creatività artistica e letteraria? Perché non pensare al recupero della lingua e delle tradizioni coinvolgendo nella conservazione proprio i depositari di tali saperi? E naturalmente anche momenti ludici.
Ma c’è anche un altro aspetto che va valorizzato, sia attraverso l’associazionismo, ma anche attraverso l’estemporaneità: il fatto cioè che l’anziano, il pensionato è ancora in genere persona attiva che può dare molto alla collettività se stimolato o incentivato. E l’ambito sociale in cui si può chiedere la sua collaborazione è ampio. Basta volontà, fantasia e un progetto.

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