Da trasferire 190 tonnellate di combustibile e 270 di materiali contaminati: dopo i trattamenti, torneranno in Italia. Altri due treni di scorie sono andati in Francia. Il trasporto, il quattordicesimo, nel cuore della notte tra domenica e lunedì.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 9 dicembre 2009.
Nella notte tra domenica e lunedì altri due treni carichi di barre di combustibile nucleare (uranio arricchito) hanno lasciato la centrale di Caorso in direzione della Francia. Destinazione, Le Hague, in Normandia, dove dovrebbe essere effettuato il riprocessamento del combustibile, in totale 1.032 barre che secondo i piani di Sogin entro il 2010 dovrebbero essere rimosse dalla centrale piacentina, separata dal Lodigiano solamente dal Po. Si tratta del quattordicesimo carico di combustibile partito da Caorso. I convogli non sono transitati per il Lodigiano ma per Piacenza e l’Oltrepò Pavese.
A occuparsi delle barre di combustibile, per le quali in Italia, a causa delle proteste della popolazione, non è mai stato individuato un sito di stoccaggio finale, è la società francese Areva, sulla base di un contratto firmato nel 2007, pochi mesi prima della partenza del primo carico da Caorso, che prevede il trasporto, il trattamento e il condizionamento del combustibile nucleare esaurito delle ex centrali di Caorso (190 tonnellate), Trino (32) e Garigliano (13). Il trattamento punta a separare quella parte del combustibile già irraggiato che abbia ancora un valore commerciale, che rimarrà in carico ad Areva, mentre la restante parte (definita “rifiuto finale” nel contratto) dovrà rientrare in Italia non oltre il 31 dicembre 2025. A Le Hague esiste anche un sito di stoccaggio delle scorie delle centrali nucleari francesi, circa 50, che nel 2006 aveva suscitato le polemiche di Greenpeace per la contaminazione delle acque di falda, con un livello medio di radioattività di 750 bequerels/litro contro i 100 previsti dalla normativa europea per l’acqua potabile. Sempre da Caorso, altre 270 tonnellate di rifiuti “a bassa attività” sono in partenza per la Svezia, in base a un contratto da 6,6 milioni di euro siglato in estate tra Sogin e Studsvik. Anche questo materiale, dopo il trattamento, dovrà tornare in Italia.
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