Un altro giorno di duri scontri.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.
“Giù le mani dalla Innse” recita lo striscione sul muro della fabbrica che ha dato lavoro a tanti lodigiani. Giù le mani dalla storica officina madrina della Lambretta che adesso vogliono smantellare. Quella di ieri è stata un’altra giornata di lotta davanti ai cancelli di via Rubattino. I quattro operai che sono saliti sul carro ponte restano lì. Il proprietario della fabbrica Silvano Genta, ieri ha detto di essere «vittima dei lavoratori delle Rsu e delle istituzioni». «Noi non scherziamo - hanno replicato i lavoratori dall’interno della fabbrica -, andiamo avanti». Dalla loro parte si è schierato anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «Diamogli la fabbrica - ha detto -. Se non si trova un imprenditore che se ne faccia carico, non mi sembra male l'idea di dare la Innse agli operai». «Io sono una vittima della Rsu e delle istituzioni, in particolare della provincia», ha spiegato, invece, Genta nel corso di una conferenza stampa in un albergo, presidiato dalle forze dell'ordine all'esterno e da un servizio di security privata all'interno. Genta, assistito dal suo legale, l'avvocato Giambattista Lomartire, ha raccontato la sua versione: «Ad acquistare l'azienda nel 2006 mi convinse la promessa di tutti che era un sito produttivo e funzionante». Non era così, a detta dell'imprenditore, perché alcune macchine non erano funzionanti e una parte degli operai non era qualificata e andava riconvertita. Secondo Genta, «la provincia e la Rsu si impegnarono per iscritto a delocalizzare la fabbrica, a trasferirla in un altro sito nella stessa area, ma poi tradirono quell'impegno. In particolare, la Rsu pronunciò solo no e niet e la provincia non diede sostegno e io ho perso in due anni 5 milioni di euro». Il legale dell'imprenditore ha bollato poi come «bufale» le notizie che parlano di imprenditori disposti a rilevare l'azienda. Genta ha detto «no alla sospensione dei lavori di smontaggio dei 7 macchinari venduti, perché c'é un decreto del tribunale da eseguire».
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.
“Giù le mani dalla Innse” recita lo striscione sul muro della fabbrica che ha dato lavoro a tanti lodigiani. Giù le mani dalla storica officina madrina della Lambretta che adesso vogliono smantellare. Quella di ieri è stata un’altra giornata di lotta davanti ai cancelli di via Rubattino. I quattro operai che sono saliti sul carro ponte restano lì. Il proprietario della fabbrica Silvano Genta, ieri ha detto di essere «vittima dei lavoratori delle Rsu e delle istituzioni». «Noi non scherziamo - hanno replicato i lavoratori dall’interno della fabbrica -, andiamo avanti». Dalla loro parte si è schierato anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «Diamogli la fabbrica - ha detto -. Se non si trova un imprenditore che se ne faccia carico, non mi sembra male l'idea di dare la Innse agli operai». «Io sono una vittima della Rsu e delle istituzioni, in particolare della provincia», ha spiegato, invece, Genta nel corso di una conferenza stampa in un albergo, presidiato dalle forze dell'ordine all'esterno e da un servizio di security privata all'interno. Genta, assistito dal suo legale, l'avvocato Giambattista Lomartire, ha raccontato la sua versione: «Ad acquistare l'azienda nel 2006 mi convinse la promessa di tutti che era un sito produttivo e funzionante». Non era così, a detta dell'imprenditore, perché alcune macchine non erano funzionanti e una parte degli operai non era qualificata e andava riconvertita. Secondo Genta, «la provincia e la Rsu si impegnarono per iscritto a delocalizzare la fabbrica, a trasferirla in un altro sito nella stessa area, ma poi tradirono quell'impegno. In particolare, la Rsu pronunciò solo no e niet e la provincia non diede sostegno e io ho perso in due anni 5 milioni di euro». Il legale dell'imprenditore ha bollato poi come «bufale» le notizie che parlano di imprenditori disposti a rilevare l'azienda. Genta ha detto «no alla sospensione dei lavori di smontaggio dei 7 macchinari venduti, perché c'é un decreto del tribunale da eseguire».
L’imprenditore ha infine affermato di essere «disponibile all'apertura di un tavolo tecnico, con persone serie, tecnici del sindacato e non con le Rsu». Sul piatto ha messo la discussione su un eventuale compratore che acquisti i restanti macchinari e la posizione dei 49 operai: «25 potrebbero andare in pensione, 13 essere collocati in aziende di miei conoscenti e 11 ricollocati in altre società, grazie all'intervento dell'amministrazione provinciale». Di «dichiarazioni farneticanti» da parte di Genta ha parlato il segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi. «Le commesse di lavoro c’erano, anche dall’estero», dicono gli operai. Smantellare la Innse significa dire addio al simbolo della Milano produttiva.

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